Collina delle Ossa, sera del 3° tehner crescente (8 aprile)
A seguito del furto di gran parte delle provviste la compagnia è costretta a razionare il cibo, ma l'arcibarone non è della stessa opinione e con strafottenza mangia a sazietà.
Dopo una chiacchierata con Leucosia, che tenta inutilmente di convincerlo a non esagerare, chiede uno spettacolo. Nonostante sia improvvisato il Palco 51 riesce ad entusiasmarlo tanto da proporre una scommessa. Assisterà ad uno dei prossimi spettacoli del Palco 51, se si divertirà finanzierà la compagnia, altrimenti il Palco 51 sarà costretto a smettere di recitare.
Collina delle Ossa, metà mattino del 3° enhor crescente (9 aprile)
Autolycus, Jean Jaques e Choro tornano da una sessione di caccia con qualche provvista, tra cui un coniglio.
Dopo aver disfatto il campo, in attesa che l'arcibarone si svegli, Autolycus racconta di una leggenda udita da bambino e tornatagli in mente dopo aver visto la roccia del serpente.
“Una nobildonna colpita da una malattia grave, non rassegnandosi alla morte, sacrificò una sua domestica sotto un albero sacro alla dea della morte Anui. La dea non vide di buon occhio il sacrificio e della nobildonna non si seppe più nulla.”
Secondo la leggenda per arrivare all'albero sacro è necessario seguire il “sentiero del serpente”.
Attesi i comodi dell'arcibarone ci si rimette in cammino seguendo le tracce del cinghiale. Giunti ad un bivio (ossia dove le tracce del cinghiale si dividono) si decide di seguire il sentiero che va verso l'alto.
Dopo circa un'ora di cammino Leucosia sente uno strano odore, ma è interrotta da Choro che indica quello che si rivelerà essere il cinghiale.
E' enorme, e dal suo corpo spuntano numerosi rostri di differente lunghezza e dimensione. La battaglia si rivela ardua per l'incredibile forza e robustezza del cinghiale, in grado di travolgere tutti con una sola carica e dalla pelle spessa come quella di un rinoceronte. Grazie soprattutto alla reazione rapida di Jean Jaques viene impedito alla bestia di fuggire, ed in poco viene sopraffatta.
I rostri si rivelano essere pungiglioni ricurvi conficcati nel corpo della bestia nell'arco di anni. Tramite i suoi poteri arcani Autolycus capisce che la bestia è nata con una mutazione che la rende immune al veleno di qualunque cosa gli abbia infilato quei pungiglioni addosso, sebbene tra i suoi muscoli esistano tutt'ora delle cisti contenenti il suddetto veleno.
La bestia viene macellata con estrema cura da Jean Jaques, Leucosia e Belletto, mentre il resto della compagnia appronta il campo a qualche centinaio di metri di distanza dalla carcassa. Sembra essere stata l'idea giusta, perché qualcosa di ronzante sembra esserne attratto. I nostri non restano a controllare di cosa si tratta e si allontanano più in fretta che possono.
Fine ventesima puntata.