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Un Lungo Cammino

"Ricordatelo sempre! Sei al mio completo servizio! Sono un Signore del Sapere, e la tua flebile mente non deve mai osare opporsi al mio volere!"

L'auran non aveva mandato affatto giù l'evolversi della situazione. Naturalmente sapeva bene che i nordan sono abili combattenti, ma odiava quella razza, forse più di tutte le altre razze messe assieme. Aveva fatto il possibile per evitare la sua presenza nel viaggio, ignorandolo, e per qualche istante aveva pregustato la possibilità di eliminarlo per mano dei tre soldati scelti... ma tutto gli si era ritorto contro, e né Lavan né Gambar furono ricettivi alle sue lamentele.

Waya fortunatamente non stava ponendo orecchio al farfugliare del piccolo uomo. Stava ripensando anche lui agli ultimi accadimenti, in particolare a quando Gambar lo prese in disparte. "Sei in gamba, ragazzo", gli disse. "E sebbene abbia ancora molto da insegnarti, la via che hai imboccato è quella giusta. Saprai percorrerla anche da solo. Addio."

Non riusciva a capire se il Tenente avesse intuito le sue intenzioni, ma giunse alla conclusione che, anche se così fosse stato, non sarebbe stato cagione di preoccupazione. Ora che ci ripensava, Gambar era stata una delle persone migliori incontrate dalla partenza da Nishandar.

La sera scese rapidamente, e Waya si sentiva troppo stanco per sfogare la sua stizza nei confronti dell'auran. Sentirlo starnazzare tutto il giorno decisamente non l'aveva messo di buon umore, e anzi più di una volta si ritrovò a ponderare il modo migliore per eliminarlo. Ma ogni volta si diceva che probabilmente non sarebbe stata la cosa migliore da fare. Anche se cercava l'occasione migliore per sfuggire agli Andrad non conosceva quei luoghi, ed una fuga solitaria si sarebbe potuta rivelare catastrofica.

Lauengram aveva insistito per proseguire oltre l'ultimo villaggio incontrato, anche se il crepuscolo si stava avvicinando, ed ora erano costretti ad accamparsi in una piccola radura del boschetto ai margini dell'ampia via di terra battuta. Probabilmente aveva fretta di fare quello per cui era pagato, o ancor più probabilmente di liberarsi della compagnia del nordan. Fatto sta che ora al robusto nomade si prospettava una notte insonne di guardia al campo. L'auran gli lanciò una sadica occhiata divertita prima di chiudersi nella sua tenda.

Verso mezzanotte Waya si sorprese a sonnecchiare. Rintuzzò il fuoco e decise di esplorare le immediate vicinanze del campo per tenersi sveglio, ma mentre si accingeva a muoversi sentì il rumore di un ramoscello che si spezzava. Si bloccò e tese le orecchie in direzione del suono, e sentì un numero non ben precisato di creature muoversi nella sua direzione. Non era pratico dei suoni tipici del sottobosco, e non riuscì ad identificare l'origine dei rumori, ma liberò la sua lunga spada dal gancio che la assicurava alla larga cintura di cuoio, e la brandì. In quell'istante un piccolo gruppo di basse figure saettarono verso di lui dal margine della radura. Istintivamente caricò con un urlo verso quelle creature. Non aveva mai visto esseri simili e questo lo inquietava. Si muovevano su due gambe, eppure non erano assolutamente umani. Sferrò un tremendo fendente falciando la prima di quelle creature. La lama quasi non incontrò resistenza quando la raggiunse. Per il timore di trovarsi di fronte ad un essere molto più robusto, nonostante gli insegnamenti di Gambar, Waya aveva impresso all'arma molta più forza del necessario, ed ancora una volta si sbilanciò, rovinando sopra il secondo di quegli strani esseri. Cadendogli sopra sentì il rumore ovattato di fragili ossa spezzarsi sotto il suo peso, e la creatura spirò con un rantolo. Prima ancora di rialzarsi trafisse la gola di un terzo assalitore, e ne scagliò un altro lontano con un calcio. In quell'istante due saette solcarono l'aria e raggiunsero altri due di quegli esseri, che lanciarono uno strillo acuto e stramazzarono al suolo contorcendosi, come trafitti da frecce incandescenti. Altre tre creature tentarono di darsela a gambe, ma si accasciarono al suolo prima ancora di aver raggiunto gli alberi.

Waya voltò lo sguardo verso l'origine delle saette, e vide Lauengram affacciato dalla sua tenda con in mano uno strano oggetto cilindrico e fumante. Armeggiò un po' con quell'apparecchiatura, e ne estrasse due strisce di pergamena bruciacchiate per sostituirle con altre due nuove. L'auran notò l'espressione stupita del guerriero e cacciò una risatina acuta. "É inutile che mi guardi con quell'espressione stupita. Anche se tentassi di spiegarti come funziona un Amplificatore Metafisico di Potere non potresti mai capire come usarlo. Solo una razza evoluta come la mia può maneggiarlo. Ed ora torna alle tue mansioni. E la prossima volta che giochi con i rankht cerca di fare meno baccano. Voglio riposare." e si richiuse nella sua tenda.

Lo stupore del nordan si tramutò in collera. Usò tutta la sua buona volontà per trattenersi dal dar fuoco alla tenda del compagno, e decise di distrarsi esaminando i cadaveri dei rankht (così li aveva chiamati l'auran). Le vittime rimaste sul campo erano sette. Erano alti circa un metro ed assomigliavano molto a dei ratti, ma il loro corpo era più longilineo ed i loro arti più sviluppati. Erano dotati di mani prensili e, sebbene non avessero fatto in tempo ad usarli, erano armati di lunghi coltelli, che lì per lì non aveva notato. I due colpiti dalle saette dell'ingegnere erano morti per via di una profonda ferita, attorno alla quale c'era un ampia chiazza di pelo bruciacchiato. E c'erano quei tre stramazzati al suolo. Waya pensava fosse stato l'auran ad ucciderli, e si sorprese molto quando notò che erano stati trafitti alla gola da una freccia d'osso. "Vi ho salvato la vita", una voce profonda e risoluta lo raggiunse alle spalle facendolo trasalire. "Il minimo che posso fare è pretendere in dietro le mie frecce". Si voltò. E si rese conto di aver udito per la prima volta la voce di Rafarg.


Altri capitoli:

Capitolo 1: Un nuovo Mondo

Capitolo 2: Broneshoke

Capitolo 3: Il Signore del Sapere

Capitolo 4: Un Lungo Cammino

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